martedì 23 settembre 2008

End summer night (o endsammernait)


Mmmmmm da dove cominciare? Non aggiorno sta roba da mesi e penso che ormai non abbia più nessun lettore. Persino io che dovrei essere creatore e controllore di questo spazio me ne disinteresso. Non controllo neanche più se qualcuno commenta. Resoconto veloce da maggio ad oggi.
Maggio.

Aggiorno il blog il giorno dopo mi sbronzo e poi parto per galway poi dublino(potrei stare ore a descrivere la bellezza di questa città che ho girato a piedi fino allo stremo ma non vi voglio annoiare.Mi limito a dire che è bellissima e che ho girato per molti musei ho toccato un caravaggio e visto manoscritti di W.B. Yeats cosa che a voi non interessa ma a me si).
Dopo una serie di vicissitudini che voi (con questo voi intendo l'unicità plurale ma eterogenea che legge questo blog, il coarcevato di lettori svogliati, il blob fagocitante che considero il mio pubblico di lettori.... quanto mi piace essere prolisso!!!) comunque dicevo... che voi le definireste noiose, torno in sardegna.
Do esami nel numero di 3 con relativi voti a seguire:

Geografia Umana : 27
Storia dei paesi islamici: 25
Storia delle religioni: 22 (lo so che è un votaccio ma vi invito a leggere il saggio, su cui sono stato distrutto, di tal Pierre Bourdieu dal titolo “Genesi e struttura del campo religioso” poi ne riparliamo...)

Estate.
Tanti propositi e nessun obiettivo raggiunto (il solito fallimento insomma).
Elenco propositi:
Leggere, leggere leggere, mettere a posto una certa situazione...
Libri letti pochi di cui due solo riletti.
Situazione... lasciamo perdere... diciamo messa a posto nel bene o nel male...
Ricevo ad inizio agosto la visita di Azzurra da Atri (personaggio che voi non conoscete se non per qualche piccolo accenno eccetto i pochi che hanno avuto la fortuna o la sfortuna di conoscerla).
A fine agosto torno a Sassari con tanti buoni propositi e un esame da dare il 10 di settembre.
A questo punto devo deviare in una digressione...
Ricordate il mio primo post? Quello dedicato a Guglielmo da Nogaret? Quello in cui dicevo di non aver passato un esame? Ecco, è quello l'esame che nei miei deliri allucinato-estivi speravo di sostenere e non solo anche di superare!
Nel mio ormai cronico processo di regressione che mi porterà presto ad essere un organismo monocellulare che si gongola nel suo caldo e denso magma proteico, l'esame non l'ho nemmeno sostenuto (come avevo invece avevo fatto ormai quasi due anni fa).
Ora preparo un altro esame ascolto i cccp (svegliami) ho appena finito un libro che consiglio a tutti che ho riletto con molto molto molto piacere che si chiama se una notte d'inverno un viaggiatore di Calvino.
Tanto per essere pesante ve ne copio un pezzetto (so che non lo leggerete ma sbagliate)
Eccolo... il “personaggio”(se conoscete il libro capirete le virgolette) è uno scrittore in crisi che spia una ragazza dalla sua finestra e la guarda leggere...

Come scriverei bene se non ci fossi! Se tra il foglio bianco e il ribollire delle parole e delle storie che prendono forma e svaniscono senza che nessuno le scriva non si mettesse in mezzo quello scomodo diaframma che è la mia persona! Lo stile, il gusto,la filosofia personale, la soggettività la formazione culturale, l'esperienza vissuta,la psicologia, il talento, i trucchi del mestiere: tutti gli elementi che fanno si che ciò che scrivo sia riconoscibile come mio, mi sembrano una gabbia che limita le mie possibilità. Se fossi solo una mano, una mano mozza che impugna una penna e scrive... Chi muoverebbe questa mano? La folla anonima? Lo spirito dei tempi? L'inconscio collettivo? Non so. Non è per poter essere il portavoce di qualcosa di definibile che vorrei annullare me stesso. Solo per trasmettere lo scrivibile che attende d' essere scritto, il narrabile che nessuno racconta.
Forse la donna che osservo col cannocchiale sa quello che dovrei scrivere; ossia non lo sa, perché appunto aspetta da me che io scriva quel che non sa; ma ciò che lei sa con certezza è la sua attesa, quel vuoto che le mie parole dovrebbero riempire.

O ancora...

L'aspetto in cui l'amplesso e la lettura si somigliano di più è che al loro interno s'aprono tempi e spazi diversi dal tempo e dallo spazio misurabili.

Ora la smetto se no copio tutto il libro!
Vi consiglio solo la lettura della serie di racconti Ti con zero sempre di Calvino con particolare attenzione sulla serie di Priscilla meiosi, mitosi e morte.

E' fortemente sconsigliata la lettura per chi abbia aspirazioni letterarie (letto quello capirete che non riuscirete mai ad arrivare ad un livello simile).

Probabilmente ho dimenticato milioni di cose (tutte noiosissime), persone, luoghi, oggetti e avvenimenti che mi sono capitati ma tanto questo spazio è pura autocommiserazione con coscienza di questa quindi non ha senso parlare o ricordare tutto. Il mio cervello sceglie screma e selezione le cose da dire in modalità random come un computer impazzito.

Un saluto (mi chiedo a chi e perché)

sabato 17 maggio 2008

NON saro` breve...


Rompo una regola che mi sono dato da solo perche` sostanzialmente faccio un po' il cazzo che mipare su questo blog...
Domani parto, per sempre da Coleraine... dal campus che mi ha ospitato per 8 mesi, dalla casa in cui ho dormito per otto mesi con la vista sul mare, dalla biblioteca, da cui ora scrivo, che mi ha ospitato per notti passate a bere tea e scrivere saggi e pregare e fumare fuori al buoi e al freddo pensando che nonostante tutto stavo benissimo. Vado via dal dolrore piu` forte che abbia mai provato, da mattine passate a piangere a guardare finestre dove nn si affaccia nessuno a, come direbbe petrarca, sospirare durante la notte a pregare dio e maledirlo un'ora dopo. Vado via e mi sembra ieri quando sono arrivato e facevo post lunghissimi con listino prezzi, e vi introducevo i primi amici che conoscevo e mi sembra ieri che ho incontrato Alba e ricordo ancora la mia prima guinness e la mia prima sbronza qui e la prima volta che mi hanno fatto i complimenti per l'inglese o che ho preso il treno. Mi amchera` tutto di questo posto che non puzza di mare ma puzza di merda, mi manchera` la gente ospitale e gentile, i negozi che chiudono alle 5.30 i market che non vendono alcolici ma tutti vendono sigarette, mi manchera` la musica live e le pinte(qualcuna arrivera` anche in italia ma nn sara` lo stesso). Mi manchera` il jameson, amico di tante serate solitarie passate a piangere. Mi manchera` il campus sempre verde con i conigli e gli scoiattoli che ti passano davanti e fuggono, e i contriollori dei treni che ti conoscono e non ti chiedono il bigliettoe quello a cui piacevano i pearl jame si e` seduto a parlare con me... E mi manchera` il Cranagh e chi ci sta dentro, e il poter stare con tedeschi francesi e amricani nella stessa stanza come se fosse normale. E mi mancheranno i furgoncini blu della sicurezza e il freddo della notte e le piogge improvvise e i prodotti tesco che nn costano un cazzo e che ti fanno vivere e mi mancheranno le cartine zigzag e la harp che nn la bevo ma qui ne sono tutti orgogliosi, mi amchera` questo accento folle che fa sembrare le ragazze degli omoni e che nn ci capisci un cazzo(ve lo imitero`). Mi mancheranno le balene che vanno in giro in minigonna e le facce dure degli ubriaconi di qui e i fiori del duffodils garden ele passeggiare di ore e l'ulster way e i murales di Derry, che ion n la chiamero` mai Londonderry perche` sono un fenian e ne sono orgoglioso. E mi mancheranno I giorno che nn finiscono mai col sole che tramonta allle 10 e mezzo e I negozi aperti anche la domenica e i pub che chiudono all’una. E le sigarette fuori dall’uni con chiunque e mi mqahcera` avere fretta, sempre, e dire al mio coinquilino im fucking late! E sentire lui che ride e la porta che sbatte…e mi manchera` suonare all’anchor the wild rover..mi manchera` tutto questo e molte molte molte altre cosec he ora non ho il tempo di scrivere perche` sono al campus e HO FRETTA… enn mi interessa se questa terra mi odia e se ci ho lasciato il cuore…in tutti I sensi… so che io LA AMO e mi basta e so che mi sono fatto degli amici con cui spero di rimanere in contatto con cui poter viaggiare ancora e ridere insieme del nostro pessimo inglese…. Il prossimo post forse da galway o Dublino(staro` a dublin dal 21 al 26 poi saro` in sardegna)… ora vado… avrei voluto scrivere un addio piu` melodrammatico come mio solito invece mi e` unscito un elenco sconclusionato senza nessun legame logico…meglio cosi…e ` cosi` che ho passato questi otto mesi…. E vorrei nn finissero mai… ma forse no.

Ora vado che se no Azzurra si incazza ciao
Un abbraccio a tutti

PS: nella foto io che suono in un pub(anchor)…

lunedì 31 marzo 2008

(NON) Me ne voglio andaaareee....


Per una volta vado contro la mia autoimposizione di nn scrivere in questo blog. Farò in fretta perché HO fretta. Prima di tutto grazie per i commenti nonostante la tematica pressoché intimistico-cazzimiei. Una sola cosa..gradirei vi firmaste...almeno alla fine del commento, grazie... grazie ad emiliano per lo sfogo antibishop...che se nn lo sapete si è dimesso. Una risposta sola all'anonimo che mi ha detto che sembro un maniaco ossessivo....hey man! Ogni persona malata d'amore(la forma più grave quello nn corrisposto) è un maniaco ossessivo, se poi ci metti anche che io di natura sono un maniaco depressivo e anche un po' maniaco detersivo capisci come mi sento.
Non aggiorno più ne mi faccio sentite su msn solo perché una troia di nome stephanie o come cazzo si scrive a cambiato la password della rete wireless che scroccavo...troia!! va be' ....
Ora velocissimamente un po' di cultura e canzone che spiega come ho passato le vacanze:


Francesco Petrarca, Rerum Volgaria fragmenta, XXXV


Solo et pensoso i piú deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l'arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d'alegrezza spenti
di fuor si legge com'io dentro avampi:

sì ch'io mi credo omai che monti et piagge
fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch'è celata altrui.

Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
cercar non so ch'Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co llui.


PGR, Si può.


e mi sembra di tornare
in un sogno che conosco
che attraverso con timore
che mi lascia solo rabbia
me ne voglio andare
per monti a camminare
essere migliore
studiare, lavorare
...un sogno che conosco
che ho incrociato
che detesto
e che non finisce mai
me ne voglio andare
per monti a camminare
essere migliore
studiare, lavorare
me ne devo andare
voglio respirare, al galoppo urlare
farmi bene, farmi male

Franco Battiato, estratto da “E ti vengo a cercare”
Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.



PS: amo questa terra e non voglio più andare via, amo questo mare amo questa gente, amo.

PPS:nella foto “i più deserti campi”

lunedì 18 febbraio 2008

Verrà la morte e avrà il suo sguardo...


Approfitto di una correzzione di Boumbet su quello che io, galleggiando nella mia stagnante ignoranza, credevo fosse una canzone di lolli, per ricollegarmi al tema di quella che ho scoperto essere una poesia di Cesare Pavese.
Chiedo scusa per l'errore e l'gnoranza.
Per chi se la fosse dimenticata la poesia recità così:

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi -
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

Pavese dedicò questa poesia all'attrice americana Constance Dowlingcon cui ebbe una relazione. La fine di questa causò il suicidio del poeta... Per tutti la morte ha uno sguardo...
Ora,prima o poi(più prima che poi) anche per me verrà la morte... e avrà questo sguardo....

giovedì 14 febbraio 2008

Happy (black) Birthday....


Ha! Per caso mi sono accorto che proprio oggi questo blog compie un anno... Non ci avevo mai fatto caso al fatto che l'avessi aperto proprio il giorno di san Valentino, sarà che non ho mai niente da fare quel giorno... Odio questo giorno per un sacco di motivi che in parte ho spiegato un anno fa e forse odio anche questo blog...Anyway... Non sono mai stato bravo a fare gli auguri... questo è quello che mi sento di pubblicare in un giorno così nero... Mai parole furono più vere per me...

SOLITUDE (Jerry Cantrell)

There's no out, downside up for good
No light, reflection understood
Had to try, perversion satisfied
Insane...so, I indulge the beast awhile

When hurting yourself feels right
And there's nothing familiar in sight
Take the time to pull the weeds
Choking flowers in your life

Or seal your doom
Cold transparent blue
Locked inside a room
In solitude

There's no flesh, my own ghost awaits
Unclean, defiled, hallucinatory state
Lust, sloth, not my only sins
It's just how, when it's time, on a degradation trip...yeah

When hurting yourself feels right
Long gone the will to fight
Take the time to pull the weeds choking flowers in your life

Or seal your doom
Cold transparent blue
Locked inside a room
In solitude
Insanity takes you
So black it's untrue

So black it's untrue

venerdì 8 febbraio 2008

That's my mood today...


Un po' di canzoni che spiegano meglio di tante parole... oggi canzoni e non poesie.
So che non le leggerete, e fate male perché anche solo dal punto di vista poetico-compositivo sono bellissime... io le ho lette e cantate tante volte..
Ho provato a controllarmi ma non sono riuscito a contenere il mio amore per Lolli... tanto non le leggete quindi!

INDIFFERENCE

I will light a match this mornin', so I won't be alone
Watch as she lies silent, for soon night will be gone
Oh, I will stand arms outstretched, pretend I'm free to roam
Oh, I will make my way, through, one more day in Hell...

How much difference does it make
How much difference does it make, yeah...

I will hold the candle till it burns up my arm
Oh, I'll keep takin' punches until their will grows tired
Oh, I will stare the sun down until my eyes go blind

Hey, I won't change direction, and I won't change my mind
How much difference does it make

Mmm, how much difference does it make...how much difference...

I'll swallow poison, until I grow immune
I will scream my lungs out till it fills this room

How much difference
How much difference does it make
(Pearl Jam)

Quello che mi resta

Quello che mi resta dei tuoi giorni sono queste note tristi che si inseguono nell'aria e disegnano il tuo viso.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è quell'ultimo sorriso regalato un momento prima di andare via.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è solo la malinconia.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la smania di uscire anche se so che non c'è nessuno fuori che m'aspetta.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la fretta di riuscire a dormire ogni notte senza ripensare a te.
Quello che mi resta è il ricordo dei tuoi baci su di me.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è il rimpianto disperato di non averti fermato quando stavi andando via.
Quello che mi resta dei tuoi giorni sono le parole dolci che mi riempiono la gola e che oramai non posso dirti.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è il desiderio di riaverti.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è il nulla dei tuo scarno addio senza parole senza baci come se fosse normale.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la triste sicurezza che non mi è mai importato nulla di chi di noi avesse torto.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è solo il senso d'esser morto.

(Claudio Lolli)


Quanto amore

Quanto amore, quanto amore che ho cercato.
Quante ore, quante ore che ho passato,
accanto a un termosifone per avere un poco di calore.
Quanto amore, quanto amore che ho cercato.
Quanti oggetti, quanti oggetti che ho rubato,
mentre nessuno vedeva, mentre, nessuno mi guardava.
Quanto amore, quanto amore che ho cercato.
Dietro i vetri gialli e sporchi di una stanza,
che aprono una città di ferro, senza voce, e senza una parola.
Quanto amore, quanto amore ho riversato.
Nelle cose più impensate e più banali,
facendo collezione di farfalle o di vecchi giornali.
Le persone che ho fermato per la strada,
sinceramente possono testimoniare,
quanto amore ho cercato, ieri, prima, di essermi impiccato,
ieri, prima di essermi impiccato.
Quanto amore, quanto amore, quanto amore, che ho cercato ...

(Claudio Lolli)

Un bel mattino

Un bel mattino ci sveglieremo e capiremo che siamo morti. O che non siamo ancora nati e non nasceremo mai.
Stropicceremo gli occhi assonnati e con sollievo, ci accorgeremo. Che le sofferenze, legate ai giorni, legate alle ore, sono svanite.
Che le veglie paurose tra mostri assillanti, le corse affannose su strade giganti, sono svanite e rideremo, ormai tranquilli, prendendoci in giro per la paura che abbiamo avuto, il sogno di vivere sarà finito.
Ma oggi amore dobbiamo andare, giù nella strada, dobbiamo lottare, perché il sogno che ancora vediamo, che annega i nostri visi in un dolore ormai quotidiano, sia meno triste mentre aspettiamo, quel bel mattino in cui il Sole gonfi le vele verso la morte, in cui ci guidi verso il nulla, verso il nulla, verso il nulla.

(Claudio Lolli)

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi -
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

(Claudio Lolli)

STATE OF LOVE AND TRUST


state of love and trust as i busted down the pretext
sin still plays and preaches but to have an empty court, uh huh
and the signs are passing...grip the wheel can't read it
sacrifice receiving the smell that's on my hands...hands, yeah
and i listen for the voice inside my head, nothing, i'll do this one myself
lay her down as priest does...should the lord be a-counting?
will be in my honor, make it pain, painfully clear, uh huh
promises are whispered in the age of darkness
want to be enlightened like i want to be told the end...end, yeah
and the barrel shakes aimed a-directly at my head
oh help me, help me from myself
and i listen from both sides of a friend, nothing, i'll do this one myself
myself, myself...
hey, na na na na hey that's something
hey, na na na na hey that's something
hey, na na na na hey that's something
want it back, back to the left, yeah huh uh
and i listen oh for the voice inside my head, nothing, i'll do this one myself
oh, ah and the barrel waits, trigger shakes, aimed right at my head
won't you help me? help me from myself, oh...
hmm, state of love and trust and a...
state of love and trust and a...
state of love and trust and a...
state of love and...yeah...woh woh woh

(Pearl Jam)

domenica 20 gennaio 2008

Tanto per ri-cominciare...


Tanto per ricominciare ecco il nuovo tipo di post: Citazioni con piccolissimi commenti. Vi piaccia o no. E la risposta è ovviamente no.

Vai col primo...Ho chiuso l'ultimo post (e anche un capitolo di questo blog) con una citazione di Shakespeare, quale modo migliore di iniziare con un'altra citazione del buon vecchio Willie? Eccola.
Questa scena non mi è nuova....

Da: As you like it:

SCENE V. Another part of the forest.

Enter SILVIUS and PHEBE

SILVIUS

Sweet Phebe, do not scorn me; do not, Phebe;
Say that you love me not, but say not so
In bitterness. The common executioner,
Whose heart the accustom'd sight of death makes hard,
Falls not the axe upon the humbled neck
But first begs pardon: will you sterner be
Than he that dies and lives by bloody drops?

Enter ROSALIND, CELIA, and CORIN, behind

PHEBE

I would not be thy executioner:
I fly thee, for I would not injure thee.
Thou tell'st me there is murder in mine eye:
'Tis pretty, sure, and very probable,
That eyes, that are the frail'st and softest things,
Who shut their coward gates on atomies,
Should be call'd tyrants, butchers, murderers!
Now I do frown on thee with all my heart;
And if mine eyes can wound, now let them kill thee:
Now counterfeit to swoon; why now fall down;
Or if thou canst not, O, for shame, for shame,
Lie not, to say mine eyes are murderers!
Now show the wound mine eye hath made in thee:
Scratch thee but with a pin, and there remains
Some scar of it; lean but upon a rush,
The cicatrice and capable impressure
Thy palm some moment keeps; but now mine eyes,
Which I have darted at thee, hurt thee not,
Nor, I am sure, there is no force in eyes
That can do hurt.

SILVIUS

O dear Phebe,
If ever,--as that ever may be near,--
You meet in some fresh cheek the power of fancy,
Then shall you know the wounds invisible
That love's keen arrows make.

PHEBE

But till that time
Come not thou near me: and when that time comes,
Afflict me with thy mocks, pity me not;
As till that time I shall not pity thee.

ROSALIND

And why, I pray you? Who might be your mother,
That you insult, exult, and all at once,
Over the wretched? What though you have no beauty,--
As, by my faith, I see no more in you
Than without candle may go dark to bed--
Must you be therefore proud and pitiless?
Why, what means this? Why do you look on me?
I see no more in you than in the ordinary
Of nature's sale-work. 'Od's my little life,
I think she means to tangle my eyes too!
No, faith, proud mistress, hope not after it:
'Tis not your inky brows, your black silk hair,
Your bugle eyeballs, nor your cheek of cream,
That can entame my spirits to your worship.
You foolish shepherd, wherefore do you follow her,
Like foggy south puffing with wind and rain?
You are a thousand times a properer man
Than she a woman: 'tis such fools as you
That makes the world full of ill-favour'd children:
'Tis not her glass, but you, that flatters her;
And out of you she sees herself more proper
Than any of her lineaments can show her.
But, mistress, know yourself: down on your knees,
And thank heaven, fasting, for a good man's love:
For I must tell you friendly in your ear,
Sell when you can: you are not for all markets:
Cry the man mercy; love him; take his offer:
Foul is most foul, being foul to be a scoffer.
So take her to thee, shepherd: fare you well.

PHEBE

Sweet youth, I pray you, chide a year together:
I had rather hear you chide than this man woo.

ROSALIND

He's fallen in love with your foulness and she'll
fall in love with my anger. If it be so, as fast as
she answers thee with frowning looks, I'll sauce her
with bitter words. Why look you so upon me?

PHEBE

For no ill will I bear you.

ROSALIND

I pray you, do not fall in love with me,
For I am falser than vows made in wine:
Besides, I like you not. If you will know my house,
'Tis at the tuft of olives here hard by.
Will you go, sister? Shepherd, ply her hard.
Come, sister. Shepherdess, look on him better,
And be not proud: though all the world could see,
None could be so abused in sight as he.
Come, to our flock.

Exeunt ROSALIND, CELIA and CORIN

PHEBE

Dead Shepherd, now I find thy saw of might,
'Who ever loved that loved not at first sight?'

SILVIUS

Sweet Phebe,--

PHEBE

Ha, what say'st thou, Silvius?

SILVIUS

Sweet Phebe, pity me.

PHEBE

Why, I am sorry for thee, gentle Silvius.

SILVIUS

Wherever sorrow is, relief would be:
If you do sorrow at my grief in love,
By giving love your sorrow and my grief
Were both extermined.

PHEBE

Thou hast my love: is not that neighbourly?

SILVIUS

I would have you.

PHEBE

Why, that were covetousness.
Silvius, the time was that I hated thee,
And yet it is not that I bear thee love;
But since that thou canst talk of love so well,
Thy company, which erst was irksome to me,
I will endure, and I'll employ thee too:
But do not look for further recompense
Than thine own gladness that thou art employ'd.

SILVIUS

So holy and so perfect is my love,
And I in such a poverty of grace,
That I shall think it a most plenteous crop
To glean the broken ears after the man
That the main harvest reaps: loose now and then
A scatter'd smile, and that I'll live upon.

Ecco la traduzione:

SCENA V - Altra parte della foresta delle Ardenne


Entrano SILVIO e FEBE

SILVIO -
Febe mia dolce, non avermi a spregio!
No, Febe, dimmi pure che non m'ami,
ma non dirmelo in modo così amaro!
Il pubblico carnefice,
il cui cuore fa duro ed insensibile
l'abituale vista della morte,
non lascia mai cadere la sua scure
sul collo che sta chino innanzi a lui
senza chieder perdono alla sua vittima.
E tu vorresti mostrarti più dura
d'uno che passa l'intera sua vita
a far sprizzare stille d'altrui sangue?


Entrano, sul fondo, ROSALINDA, CELIA e CORINNO, restando là inosservati

FEBE -
Io non intendo farmi tuo carnefice;
anzi, ti fuggo per non farti male.
Tu dici che negli occhi ho l'assassinio:
è carino, di certo, e assai probabile
che gli occhi, i quali son le nostre cose
più delicate e fragili nel corpo,
pronti a serrar le lor timide porte
anche all'impercettibile pulviscolo,(88)
s'abbiano ad esser chiamati col nome
di tiranni, assassini e macellai!
Ed io li volgo adesso su di te
con tutto il cruccio di cui son capaci;
e se è vero che possono ferire,
perché adesso non lasci che t'uccidano?
Avanti, fingi almeno di svenire,
stramazza al suolo; e se non sei capace,
oh, per pudore almeno, per pudore,
non mentire, non seguitare a dire
che son degli assassini gli occhi miei.
Fammi allora vedere, se lo puoi,
le ferite che t'hanno provocato.
Sgraffiati appena con uno spillino,
e ti ci resta il segno;
afferra appena con la mano un giunco,
e la tua palma ne conserverà
visibile l'impronta per un tempo
ma non venirmi a dire che i miei occhi,
ch'io pure ho dardeggiato su di te,
t'abbian procurato male alcuno.
No, no, io son sicura che negli occhi,
non c'è forza capace di far male.

SILVIO -
Se mai accada, Febe mia diletta,
- e questo "mai" può essere anche "presto" -
che tu scopra su qualche giovin gota
il potere di risvegliare in te
le fantasie che suscita l'amore,
conoscerai allora le ferite
invisibili che ti recheranno
gli acuminati strali di Cupido.

FEBE -
In ogni caso tu, fino a quel giorno,
stammi lontano, e quando esso verrà
perseguitami pur, senza pietà,
col tuo dileggio, ché fino ad allora,
pietà di te io non ne avrò nessuna.

ROSALINDA -
(Venendo avanti)
E per quale ragione, se m'è lecito?
Quale donna ha potuto esserti madre
che puoi coprir d'insulti, ed esultarne,
questo meschino? Per quale ragione,
sprovvista come sei d'ogni bellezza
- perché di bello in te non so vedere
più di quanto ne veda andando a letto
senza candela - devi tu mostrarti
con lui così spietata e presuntuosa?...
E che hai, che mi ficchi gli occhi addosso
in questo modo? In te non vedo nulla
di più di quei prodotti che Natura
mette in vendita, grossi e dozzinali...
(Accorgendosi che Febe continua a fissarla)
Oh, oh! Per la mia vita,
mi pare che costei abbia intenzione
d'accaparrarsi pure gli occhi miei!
Non ci sperare, mia fiera donzella!
Non saranno le tue ciglia d'inchiostro,
i tuoi capelli come seta nera,
i tuoi bulbi oculari di torello,
le tue guance di burro a persuadermi
di mettermi in tua adorazione.
(A Silvio)
Sciocco pastore, perché le vai dietro
come un torbido vento di scirocco
soffiante di continuo vento e pioggia?
Tu, come uomo, vali mille volte
quanto possa valer lei come donna.
I grulli come te
sono quelli che poi popolano il mondo
di figli brutti. A lusingare lei
e a farle credere di esser bella
non è il suo specchio, ma sei solo tu;
ed è in grazia delle tue smancerie
ch'ella pretende d'essere più bella
di quel che mostrino le sue fattezze.
E tu, ragazza, conosciti meglio:
inginòcchiati e rendi grazie al cielo
con tanto di rinunce e di digiuni
per l'amore di un bravo giovanotto;
perché ti debbo dire in un orecchio,
e in segno d'amicizia un buon consiglio:
"Vendi la merce tua come ti càpita,
ché non sei fatta per tutti i mercati."
Chiedi perdono a questo bravo giovane,
amalo, non respinger la sua offerta,
ché la bruttezza è tanto più bruttezza
quando s'atteggia ad aria di disprezzo.
(A Silvio)
E così prendila, pastore, e addio.

FEBE -
O dolcissimo giovane, ti prego,
seguita ancora con i tuoi rimproveri,
magari per un anno tutto intero!
Mi piace più di udire la tua voce
che mi muove rimproveri,
che non la sua che mi parla d'amore.

ROSALINDA -
Lui s'è invaghito della tua bruttezza
(A Silvio)
e lei - ma guarda tu - s'è incapricciata
della mia collera. Se così è,
subito ch'ella ti risponderà
con lo sguardo altezzoso e corrucciato,
io la condisco di parole amare.
(A Febe, che continua a fissarlo)
Che hai, insomma, a guardami così?

FEBE -
Nulla. Con voi non posso aver rancore.

ROSALINDA -
Per carità, non ti venisse in capo
d'innamorarti di me,
ch'io sono un tipo ancora più sleale
d'un giuramento con il vino in corpo.
Inoltre non mi piaci.
Se vuoi sapere dov'è la mia casa,
è qui da presso, a quel ciuffo di ulivi.
(A Celia)
Sorella, andiamo via.
(A Silvio)
Pastore, assediala, non darle tregua.
(A Febe)
E tu, pastora, cerca di guardarlo
con miglior occhi, e non esser superba;
pur se tutti abbiam occhi per vedere,
al mondo, più di lui non c'è nessuno
che si sia fatto ingannar dalla vista.
Suvvia, torniamocene al nostro gregge.


(Escono Rosalinda, Celia e Corinno)

FEBE -
Pastore morto, adesso scopro in me
tutta la forza delle tue parole:
"Chi poté mai amare
se non concepì amore a prima vista?"(89)

SILVIO -
Mia dolce Febe!

FEBE -
Eh? Che dici, Silvio?

SILVIO -
Abbi pietà di me, mia dolce Febe!

FEBE -
Eh, ho pena per te, gentile Silvio.

SILVIO -
Dov'è pena dovrebbe anche albergare
sollievo. Se davvero tu hai pena
del mio soffrir d'amore,
dando amore potresti porre fine
alla tua pena e insieme al mio soffrire.

FEBE -
Tu ce l'hai il mio amore.
Non è scritto che s'ha da amare il prossimo?

SILVIO -
Sì, ma io vorrei te.

FEBE -
Eh, questa è cupidigia bella e buona.
Silvio, c'è stato un tempo ch'io t'ho odiato,
se pur ora non possa dir di amarti,
ma tu sai così ben parlar d'amore,
che la tua compagnia,
che finora m'è stata sì noiosa
adesso mi riesce sopportabile;
non solo, ma mi gioverò di te
per qualche mio servizio.
Non cercare però altro compenso
che nella gioia d'avermi servita.

SILVIO -
Così santo, così pieno e perfetto
è l'amor mio per te,
e son così allo stremo della grazia,
che mi parrà copiosissima messe
poter raccogliere le spighe rotte
scartate da colui che avrà mietuto
e radunato il grosso del raccolto.
Fammi soltanto un fugace sorriso
di tanto in tanto, ed io saprò nutrirmene.


Dite quello che volete ma questi ultimi versi sono bellissimi...

Facciamola finita...


Eh si, non scrivo veramente da un sacco! 29 novembre.... fanno 52 giorni, milleduecentoquarantotto ore, settantaquattromilaottocentottanta minuti, quattromilioniquattrocentonovantaduemilaottocento secondi!! E pensare che non ci scriverò più!

Ora, il mio ritorno in Sardegna mi ha fatto pensare ad una cosa:
io non sono il teatrino di nessuno, se volete ridere di me avete mille altre motivazioni. Usate quelle. Telenovela finita, sipario chiuso, ultima puntata. Cancellato (in tutti i sensi).FINE. E fottetevi, chi ha orecchie per intendere intenda. Per chi vuole sapere come continua il mio Erasmus, avete la mia mail. Deciderò io a chi e come rispondere.
Ultimo appunto:
sono stato a Galway e ho visto le maestose e, consentitemelo, meravigliose scogliere di Moher.
Volevate un post corto? Eccolo. Chiudo quella che si può definire la seconda fase del mio blog con le parole si Shakespeare:

Brethren and sisters of the hold-door trade,
Some two months hence my will shall here be made:
It should be now, but that my fear is this,
Some galled goose of Winchester would hiss:
Till then I'll sweat and seek about for eases,
And at that time bequeathe you my diseases.

Come al solito traduzione:

O fratelli e sorelle,
dell’antico mestier di guardaporte,
entro due mesi, se vorrà la sorte,
io farò qui il mio bravo testamento.
Potrei dettarlo, in verità, al momento
ma devo confessarvi che ho pavento
che qualche oca di Winchester, marcita1
incominci a fischiare, se scalfita.
Per adesso farò sudate e impacchi;
poi me ne vado. E lascio a voi gli acciacchi.2

Note
1: Winchester: Città a sud dell'Inghilterra nota per le sue puttane.
2: il riferimento sessuale è chiaro. In pratica Shakespeare, Pandaro e io vi auguriamo ogni malattia venerea conosciuta.