martedì 20 febbraio 2007

Poesia....(col pallone e senza)


Ieri non avevo voglia di scrivere. Si può riposare Dio la domenica e io no? Ieri comunque era doveroso fare gli auguri ad un grande uomo, o meglio ad un grande artista del pallone. Roberto Baggio ha fatto quarant'anni. Non voglio cadere nella facile retorica di questi giorni: calcio diverso di quei tempi, il grande codino e tanti auguri Roby. Dico solo due parole: Baggio, per chi non lo sapesse è uno che si permetteva di battere le punizioni di rabona (si avete capito bene) di fare assist in quel modo,uno che in allenamento segnava da dietro la porta di esterno!!! Uno che a diciotto anni ha ricevuto i complimenti da un certo Diego Armando qualcosa... un argentino famoso perché tirava cocaina bah chissà se poi ha combinato qualcosa quel nanetto.
Vi invito a fare una cosa: cercate su Youtube ”Roberto Baggio” guardate qualche gol e poi ditemi se il ragazzo aveva talento. Certo ha sbagliato un rigore che ci ha fatto perdere i mondiali ma glie lo perdono, bastava vederlo giocare per perdonarlo. Comunque come ho avuto modo di dire al mio compagno di sbronze (blog a destra) in uno dei nostri migliori momenti etilici: Baggio E' il calcio, punto.
Basta parlare di ieri, parliamo di oggi: oggi non ho fatto niente.
Ho seguito una lezione di letteratura inglese in cui ho paragonato Shakespeare ad un batterista perché anche lui mischiava ritmi diversi (è troppo complicato e troppo da saccente da spiegare per iscritto).in questo momento ascolto i soliti Sonic Youth, più precisamente un capolavoro come “Confusion is next” (impazzisco quando Thurston Moore attacca con la seconda chitarra: è semplicemente ipnotico, provare per credere). Nel mentre leggo cose a caso dai Canti Leopardi ai canti degli indiani d'america (vere e proprie poesie). Ve ne faccio leggere qualcuno tanto e, per gradire, ci metto anche una poetessa del cinquecento che si rifà tantissimo a Petrarca (lo copia in alcuni versi) ma rielabora comunque il tema amoroso con originalità oltre al fatto che era una donna che scriveva e pubblicava con il suo nome(cosa assai rara per il tempo). La poetessa si chiama Gaspara Stampa ed era rinomata per la sua bellezza (come si vede dalla foto è un ciospo), però sapeva scrivere molto bene.
Ora non ho più voglia di scrivere e torno a leggere la buona Gaspara o Cavalcanti, oun anonimo trecentesco, ecco a voi qualche assaggio...

Freddezza di donna

E' bella come un fiore di montagna,
questa donna,
ma fredda,
fredda come la neve
sotto cui è sbocciata.

Nebbia

Chiamo la nebbia,ed essa viene
a inumidire la terra.
Mentre cammino, adesso
sprofondo un poco.
Me ne sto in mezzo ai campi.
Penso a cose buone

Avvertimento

Batte forte il mio tamburo.
Lo eguaglia il mio cuore.
I miei nemici
sono avvisati.

Vorrei scriverne mille altri, ma sono troppo lunghi, magari un'altra volta.
Ecco Gaspara con il sonetto numero 151 delle sue rime:


CLI

Piangete, donne, e con voi pianga Amore,
poi che non piange lui, che m' ha ferita
sì, che l'alma sarà tosto partita
da questo corpo tormentato fuore.
E se mai da pietoso e gentil core
l'estrema voce altrui fu essaudita,
dapoi ch'io sarò morta e sepelita,
scrivete la cagion del mio dolore:
"Per amar molto ed esser poco amata
visse e morì infelice, ed or qui giace
la più fidel amante che sia stata.
Pregale, viator, riposo e pace,
ed impara da lei, sì mal trattata,
a non seguir un cor crudo e fugace".

Se avete letto fino a qui in fondo vi renderete conto del perché alle due di notte continuo a leggere questa roba. Semplicemente bellissima.

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